Il Surrealismo

Nel 1924 Andrè Breton pubblica il primo "Manifesto del Surrealismo", il documento che spiega con chiarezza il significato del movimento. Breton ne dà anche una definizione sintetica come quella di un ipotetico dizionario: "SURREALISMO, s.m. Automatismo psichico puro mediante il quale ci si propone di esprimere sia verbalmente, sia per scritto o in altri modi, il funzionamento reale del pensiero; è il dettato del pensiero,con assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione al di là di ogni preoccupazione estetica e morale". Dunque il Surrealismo è il tentativo di esprimere l' "io" interiore come realmente è, in piena libertà, senza l' intervento della ragione, che, azionando meccanismi inibitori dovuti all' insegnamento che riceviamo fin da piccoli, ci condiziona, obbligandoci a reprimere istinti e sentimenti, a nasconderli nel più profondo di noi stessi, ad apparire quindi come la società vuole che siamo.

Max Ernst, La vestizione della sposa, 1940

Renè Magritte, Il Terapista

Alla sua nascita contribuirono in maniera determinante sia il Dadaismo, sia la Metafisica. Il Dadaismo si era cacciato in un vicolo cieco: la negazione radicale non permetteva alcuno sviluppo; il Surrealismo, invece, alla negazione totale oppone una decisa volontà di affermazione, dalla "distruzione" del vecchio intende passare alla "creazione" del nuovo, appunto per questo si può parlare di una nutrita produzione. Ricollegandosi al movimento dadaista per ciò che riguarda lo spasmodico desiderio di abbattimento e di negazione di tutte le forme di costrizione e condizionamento cui soggiace l' uomo che vive nella società, il Surrealismo però non si accontenta della negazione, di quel "niente, niente, niente" che era il principio e la fine del Dadaismo, ma si pone il problema di come realizzare questa liberazione dell' uomo. Tale liberazione si può attuare, per i surrealisti, valorizzando quelle componenti della personalità che la civiltà e le istituzioni sociali spengono.

Questo significa privileggiare, nella produzione artistica, tutto quel mondo dell' incdonscio sul quale Freud aveva fatto luce: la dimensione onirica, l' oscuro groviglio di pulsioni e frustrazioni, gli stati allucinatori. Dare voce a tutto questo significava per l' artista surrealista attuare, sul piano soggettivo, la liberazione e favorire, sul piano sociale, la liberazione degli altri, significava, -come proclamava Tzara in un suo manifesto-"Risolvere le condizioni, finora contraddittorie, di sogno e di realtà in una realtà assoluta, in una surrealtà". Tutto ciò è possibile attraverso il ricorso alle cosiddette "tecniche liberatorie" che attingono largamente ai metodi psicanalitici e vanno dal sonnambulismo al delirio, all' automatismo psichico puro, che significava liberare la mente dai freni inibitori, razionali, morali, così che il pensiero è libero di vagare secondo libere associazioni di immagini e di idee. In tal modo si riesce a portare in superfice quell' inconscio che altrimenti appare solo nel sogno.

Ma a questo punto un problema di fondo si pone per i surrealisti: è possibile, nella società attuale borghese, realizzare tale dimensione di libertà individuale? La libertà individuale non è la conseguenza di un diverso assetto della società, cioè di una società che favorisca l' espansione delle valenze dell' uomo anzichè nasconderle? L' attenzione dei surrealisti si sposta quindi su questi problemi, e verso la fine degli anni '20 nelle loro teorizzazioni, accanto a Freud si impone sempre più spesso Marx, che li fa riflettere sul ruolo determinante e condizionante delle strutture sociali.

E così nel "Secondo Manifesto" del 1930 Breton proclama apertamente la necessità della rivoluzione sociale, la rivolta assoluta, il ricorso alla violenza e Breton, Eluard, Aragon, hanno già iniziato nel 1927 la loro militanza politica nel partito comunista francese. Ma a questo punto si pone un' altra problematica: può l' intellettuale contribuire alla causa della rivoluzione rimanendo intellettuale, rifiutando di farsi militante politico? Deriva proprio da questo dibattito l' aggrovigliata storia di lotte interne, di scissioni, di sconfessioni che caratterizzano la storia del gruppo attorno agli anni '30. Queste interne lacerazioni e l' incalzare di drammatici avvenimenti internazionali, portano il movimento surrealista ad un progressivo spegnersi alle soglie della Seconda Guerra Mondiale.

Il gruppo surrealista del 1930

Salvador Dalì, Venere di Milo a cassetti, 1936

Per quanto riguarda le realizzazioni figurative, si utilizza spesso la tecnica del "frottage" (sistema di composizione ottenuta strofinando, ad esempio, una matita su un foglio di carta appoggiato su un supporto rugoso), della "decalcomania", delle "composizioni collettive" (ognuno che fa parte del geuppo operativo aggiunge una parte senza sapere ciò che ha fatto chi l' ha preceduto), dell' accostamento di oggetti casuali. A questo proposito è famosa la spiegazione di Lautremont: "Bello è l' incontro fortuito di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio".

Ogni artista ha scelto un suo settore, una sua tecnica, ha creato soprattutto le sue forme e le sue atmosfere dando vita perciò ad una gamma quanto mai varia e suggestiva di interpretazioni poetiche.
Tra i maggiori artisti del surrealismo vanno ricordati: Tristan Tzara, Paul Eluard, Andrè Breton, Hans Arp, Salvador Dalì,Yves Tanguy, Max Ernst, Renè Crevel, Man Ray.

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